Con birra monastica ci si riferisce a tutte quelle birre che sono artigianali e legate a antichi processi, a volte anche centenari, tramandati di monaco in monaco anche in maniera segreta.
I monaci non risparmiano nei gradi alcoolici e nella bontà delle miscele, la birra per loro è da sempre un alimento vero e proprio che per secoli è stato il vero sostentamento di ordini che contavano anche migliaia di bocche da sfamare tutti i giorni. La birra monastica per loro è diventata l’alimento in alcuni casi, grazie alla sua economicità (93% del contenuto è acqua), ai suoi principi nutrienti, e alla scoperta delle proprietà antisettiche del luppolo che ha reso questa bevanda una possibilità di assumere liquidi in maniera salubre anche dove l’acqua era stagnante, paludosa.
In alcuni monasteri era permesso bere diversi litri al giorno di birra monastica anche in tempi di digiuno come la Quaresima. I monaci nei grandi monasteri producevano solitamente 4 tipi di birra. Una birra acida, poco alcolica per i monaci. Una birra un po’ più nutriente per i pellegrini. Birra più corposa per l’abate o il priore. Per ultimo una birra speciale per il vescovo o cardinale e per il signorotto del paese. Si dice che sia dalle croci sulle botti, con le quali il monaco brasseur distingueva i tipi di birra, che siano nati i nomi double, triple e quadrupel.
E’ questo misto di segreti, poca visibilità, storie e ricette centenarie, che le ha rese leggendarie e popolari. Ma soprattutto è la loro bontà che le distingue da tante imitazioni.
Tanti ragazzi che oggi stanno iniziando a produrre birra, farebbero carte false per imparare dal monaco che si occupa del birrificio di Westvleteren o di Orval.
Per alcuni monsteri come Chimay e La Trappe il business della birra monastica è diventato milionario. Permette alla comunità monastica di offrire borse studio, sussidi a poveri, progetti green al territorio dove sorge il birrificio. Altri monasteri come Westvleteren hanno scelto un profilo basso, essi stessi dicono: “non viviamo per produrre birra, ma produciamo birra per vivere“.
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