La storia del nocino si intreccia tra sacro e profano, tra santi e streghe.
Iniziamo dal Battista, cugino di Gesù, ultimo profeta che annunciò l’arrivo del messia, fu imprigionato da Erode perché accusato di sovversione. Il 23 giugno ricorre la morte di San Giovanni Battista.
Come morì il Battista? Erode aveva una amatissima figlia, e per lei era disposta a tutto. Salomè era una ragazza bellissima e una abile danzatrice, spesso danzava per il padre e per tutta la corte. In seguito ad una sua esibizione, il padre le chiese cosa volesse in dono. Lei istigata dalla madre Erodiade chiese al re la testa di San Giovanni Battista servita su un vassoio perché inorridita al pensiero di toccarla.
San Giovanni Battista morì dunque decapitato per volere di Salomè. Così viene infatti raffigurata, col vassoio in mano, Salomè, nei vari famosi dipinti che la ritraggono, come quello di Caravaggio.
Salomè ha incarnato nel Medioevo l’immaginario perfetto di una strega, bella, abile, seducente, perfida, tanto che si pensava che lei e sua madre Erodiade fossero state trasformate in streghe in seguito alla decapitazione di San Giovanni Battista e vagassero come spiriti immondi a infastidire gli uomini, in particolare la notte di San Giovanni.
A Benevento esiste un grande noce che fin dai tempi dei Longobardi fu teatro di riti pagani e religiosi. Le leggende narrano che intorno a questo grande noce si svolgessero anche le famose danze delle streghe alle quali partecipavano le più famose streghe tra cui Erodiade e sua figlia Salomè. Durante il sabba le streghe raccoglievano erbe per creare pozioni con le quali “incantare” gli uomini. Tra queste erbe anche le noci acerbe.
Il 23 giugno diventa così la notte delle streghe, attorno alla quale si sono sviluppate nei secoli ricorrenze, feste popolari, riti.
La tradizione vuole che le noci vengano raccolte la notte di San Giovanni, da donne coi piedi scalzi. La notte di San Giovanni è quindi ricca di simboli esoterici e religiosi, oltre al fatto che si tratta della notte più corta dell’anno.
Le noci ancora acerbe, tagliate, vengono messe a macerare nell’alcool fino alla notte dei morti il 31 ottobre, notte dedicata alla dea romana Pomona dea dei frutti e dei semi.
Il nocino diventa così ricco di simbolismo come nessun’altra bevanda.
Si raccolgono le noci la sera del 23 giugno prima che si coprano di rugiada e dopo che hanno accumulato tutto il calore del sole. Le noci ancora morbide si mettono a macerare nell’alcool fino al 31 ottobre con spezie a piacere come:
buccia di limone, chicchi di caffè, chiodi di garofano e zucchero.
Per tutta l’estate è consigliabile mettere il recipiente sotto il sole e riporlo in casa durante la notte.
Terminata la macerazione, l’alcool avrà assunto un colore marrone testa di moro. A questo punto si potrà aggiungere l’acqua per abbassare il grado alcoolico. In alcune regioni d’Italia l’acqua viene sostituita dal vino bianco.
Una volta imbottigliato il nocino deve essere lasciato a riposo prima di berlo, fino a Natale.
24 noci
1lt di alcool 95°
6 chiodi di garofano
2 bucce di limone (solo il giallo)
6 chicchi di caffè
1/2lt di acqua
500g di zucchero
In tutta Europa il nocino è presente come bevanda, e così anche nei monasteri non poteva mancare l’usanza di realizzarlo seguendo i riti che vi abbiamo elencato.
In tutti i monasteri si fa il nocino, alcuni di questi lo commercializzano, ognuno con una ricetta diversa:
Nocino della Farmacia di Camaldoli
Nocino delle Monache trappiste di Valserena
Paga con: